Storia di un articolo mai pubblicato sul periodo emergenziale

Qualcuno ricorderà il questionario “Sei felice?” promosso dal nostro Osservatorio Indipendente curato dalla ricercatrice dr.ssa Stefania Sarno insieme alla dr.ssa Silvia Salese, psicologhe.

Dai risultati ottenuti è stato redatto un articolo destinato alla pubblicazione, con la finalità di mettere in luce gli effetti generati dalla gestione dell’emergenza sanitaria sulla popolazione italiana. L’articolo è stato inviato a tre riviste scientifiche internazionali con peer review e indicizzazione sui principali database internazionali di medicina e psicologia, tra cui PubMed.

I criteri prioritari per la scelta, oltre all’indicizzazione su PubMed, sono stati la gratuità della pubblicazione e l’assenza di un limite di parole e/o tabelle per gli articoli pubblicati. Per chi non lo sapesse infatti la ricerca costa, e costa anche parecchio, specie per ricercatori che non hanno alle spalle enti o istituti finanziatori.

Il nostro articolo è più lungo della media e, rispetto alla maggioranza degli articoli pubblicati sul tema “Covid-19 e salute mentale”, ha circa il doppio delle parole e delle tabelle. Questo accade perché esso tratta due temi diversi: da un lato “ansia-depressione-disturbi del sonno”, dall’altro “la soddisfazione di vita”. Questi due temi, però, sono risultati così intercorrelati da non poter essere scissi senza mutilarli entrambi. A ciò si aggiunge che il metodo statistico da noi usato ha prodotto moltissimi risultati e noi abbiamo voluto elencarli quasi tutti, anche per illustrare proprio le potenzialità del metodo in sé, in grado di mettere in luce aspetti nascosti che non emergono se ci si limita a “buttare i dati dentro SPSS”.

Per i lettori che non hanno familiarità con la stesura di articoli di ricerca, raccontiamo qual’è la procedura.

Gli articoli inviati alle riviste scientifiche generalmente vengono esaminati dall’ufficio editoriale della rivista e, se ritenuti potenzialmente interessanti, vengono poi inviati a dei revisori scelti tra ricercatori internazionali che hanno già pubblicato in quel campo, alcuni dei quali sono collaboratori fissi delle varie riviste. I revisori inviano poi all’editore i loro commenti e raccomandano la pubblicazione dell’articolo, in genere previa correzione di alcuni punti da parte degli autori, oppure il rigetto dell’articolo se gli errori fatti dagli autori non sono a loro avviso emendabili. Alcune riviste inviano gli articoli ai revisori comunicando il nome degli autori, altre riviste inviano ai revisori l’articolo anonimizzato. Gli autori, invece, non conoscono in nessun caso il nome dei revisori.

Nel nostro caso, la prima rivista, dopo aver a lungo trattenuto l’articolo, lo ha poi inviato ad un revisore, il quale/la quale lo ha criticato in dettaglio e lo ha rigettato; idem la seconda rivista, anche se la critica è stata generica e non dettagliata; la terza rivista ha trattenuto a lungo l’articolo e poi, senza inviarlo ad alcun revisore, lo ha rigettato con una critica dell’editore.

Qui di seguito le tre risposte che abbiamo ricevuto e che ci pare giusto condividere con i lettori, i quali potranno farsi un’idea personale circa il processo di revisione. Poiché non è assolutamente nostra intenzione polemizzare con le riviste in questione, anonimizziamo il loro nome. Ci prendiamo invece la libertà di rispondere ai commenti ricevuti e difendere il nostro lavoro.

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