Le persone con diagnosi di malattia mentale grave e persistente devono affrontare molteplici difficoltà, anche sul versante del lavoro. A causa dell’emergenza Covid, ci troviamo in un momento di forte emergenza dal punto di vista psicologico e psichiatrico, come dimostrato da numerosi studi sul tema (si veda la pagina bibiografia.) e come preventivato dal Comunicato Psi già ad inizio 2020 (testo completo qui). Queste indicazioni potranno quindi essere utili ad un vasto numero di persone, probabilmente – e purtroppo – più di quanto non si pensi in questo periodo.
Tra le persone con disturbi mentali, un articolo indicizzato a Gennaio 2021 da Pubmed (1) dimostra infatti che un più forte senso di spiritualità può aiutare a ridurre i sintomi psicotici, aumentare l’integrazione sociale, ridurre il rischio di tentativi di suicidio e promuovere l’adesione al trattamento psichiatrico. Questo studio ha esaminato dunque come le variabili legate alla spiritualità e quelle legate all’occupazione influenzano il processo di recupero e il benessere psicologico delle persone con disturbi mentali che frequentano i servizi di recupero del lavoro.
Le persone con SPMI, ovvero malattia mentale grave e persistente (severe and persistent mental illness) si trovano in una situazione di vulnerabilità tale da trovare serie difficoltà nello svolgimento di determinate attività, come ottenere un lavoro. Avere un lavoro è benefico per la salute mentale, offre empowerment personale e la costruzione di un progetto di vita. Il processo per ottenere un lavoro per una persona affetta da SPMI può essere molto difficile. Per facilitare questo processo, esistono servizi di recupero specifici, compresi i servizi per l’impiego.
I valori fondamentali in un processo di recupero sono stati identificati come:
- il coinvolgimento della persona;
- la necessità di aumentare l’autostima;
- il potenziale di crescita;
- la promozione e la generazione di speranza;
- l’orientamento verso la persona, concentrandosi sui punti di forza e sulle capacità, non sulle difficoltà;
- l’autodeterminazione e la scelta autonoma come elementi fondamentale del processo di recupero.
Altri autori hanno anche aggiunto il significato della vita, l’identità, l’empowerment e la speranza, e l’ottimismo per il futuro.
È importante capire che recupero non significa una cura clinica, quanto piuttosto un cambiamento per costruire una vita oltre la malattia, che necessita:
- Della creazione di un’identità positiva, con un senso positivo di sé che incorpora la malattia;
- Della costruzione di una vita significativa;
- Del trovare la speranza e mantenerla
- Del perseguire l’obiettivo di credere in se stessi, raggiungere l’autocontrollo e avere una visione ottimistica del futuro;
- Dell’assunzione di responsabilità e controllo con la malattia e con la vita.
È noto che il lavoro per le persone con disturbi mentali è utile sotto diversi aspetti. Ad esempio,
- fornisce una sensazione di normalità, accettazione, appartenenza e adempimento di norme e valori;
- dà struttura, energia e una vita quotidiana equilibrata
- aumenta il benessere e rafforza la propria identità.
Numerosi sono gli studi che attestano che il trattamento incentrato sul lavoro ha migliorato l’esito sulla durata del disturbo fino al ritorno al lavoro, e che per le persone in recupero da SPMI, il lavoro aveva un significato personale e promuoveva tale recupero. Nello specifico, hanno scoperto che il lavoro favoriva l’orgoglio e l’autostima, offriva vantaggi economici, forniva strategie di coping per i sintomi psichiatrici e alla fine facilitava il processo di guarigione.
Non solo. Ci sono anche determinati valori, che racchiudiamo sotto il termine di spiritualità, che unitamente al lavoro sono un vero e proprio cerusico per la sofferenza mentale: la consapevolezza, il significato e lo scopo della vita, la conoscenza di sé, l’umanità, la trascendenza, i valori, l’autenticità, l’amore e la compassione.
I meccanismi in cui la spiritualità influisce sulla salute sono stati esplorati da vari modelli e teorie, e sebbene molto lavoro rimanga da fare per spiegare completamente questa relazione, la scienza psicologica suggerisce che la spiritualità è una risorsa che promuove la salute e il benessere. Ad esempio, in pazienti con malattie croniche, è stato osservato che una maggiore spiritualità è associata a migliori sintomi clinicamente correlati con il benessere (ottimismo, soddisfazione per la vita) e gli esiti legati alla salute fisica (meno affaticamento, maggiore qualità del sonno). Altri autori hanno scoperto che la mancanza di spiritualità porta a livelli più bassi di salute mentale.
Per quanto riguarda il ruolo della spiritualità nel processo di recupero, alcuni autori da tempo hanno sottolineato l’importanza di tenere conto della spiritualità nel processo di recupero da SPMI. Tuttavia, nonostante questi progressi, è ancora necessario contestualizzare la spiritualità all’interno del processo di recupero da SPMI e valutarne l’influenza insieme ad altre variabili di comprovato valore di recupero, come l’occupazione. Per questo motivo, lo studio citato ha tentato di capire come le variabili di spiritualità e occupazione influenzano il processo di recupero e il benessere psicologico delle persone con SPMI che si occupano di servizi di recupero occupazionale.
I dati emersi hanno mostrato che le capacità lavorative sono elementi importanti da considerare nel recupero e nel benessere psicologico, ma che la ricerca di pace e significato è ancora più importante per le persone che si trovano in un processo di recupero.
Gli aspetti più significativi della spiritualità erano quelli che implicavano il benessere spirituale, specialmente in termini di pace e significato della vita.
Infine, di quattro motivazioni lavorative esplorate (soddisfazione sul lavoro, integrazione nell’ambiente di lavoro, abilità lavorative e assertività sul lavoro), gli studiosi hanno scoperto che la soddisfazione sul lavoro non mostrava una correlazione con il benessere psicologico né il recupero. Ciò potrebbe suggerire che, come sottolineato da altri autori, se l’occupazione è mediata da altri elementi come l’orgoglio e l’autostima, può rappresentare un elemento importante per il recupero, indipendentemente dal grado di soddisfazione delle persone con esso.
Considerando tutto ciò, per il futuro, si consiglia di progettare interventi volti a migliorare la spiritualità dei pazienti SPMI, che potrebbero essere valutati sperimentalmente in studi randomizzati controllati e verificati empiricamente esaminando l’efficacia della spiritualità nel recupero della SPMI. Alcuni autori hanno già notato che negli Stati Uniti i sistemi di salute mentale stanno subendo una “rivoluzione silenziosa”, poiché fornitori di salute mentale, agenzie governative, consumatori e altri sostenitori lavorano insieme per introdurre la spiritualità nel campo della salute mentale. Forse è ora di fare un passo avanti e consolidare un sistema di salute mentale olistico che consideri gli esseri umani nel modo più completo.
(1) Saiz J, Galilea M, Molina AJ, Salazar M, Barsotti TJ, Chopra D, Mills PJ. Spirituality and Employment in Recovery from Severe and Persistent Mental Illness and Psychological Well-Being. Healthcare (Basel). 2021 Jan 7;9(1):E57. doi: 10.3390/healthcare9010057. PMID: 33430451.
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Sono certo che la spiritualità, sia una componente importante, se non essenziale, per il benessere psico-fisico della persona. Avere la sola percezione che la nostra esistenza, non sia solo fisica, ma anche spirituale, è il primo passo verso la piena consapevolezza di questa sensazione. Lo affermo, non tanto sulla scorta di studi o ricerche, ma per esperienze realmente vissute in prima persona. Nel corso della mia vita, segnata da un devastante trauma, che aveva provocato, tra l’altro, la perdita della memoria e spento il mio cervello, ho ritrovato il mio equilibrio psicologico, anche attraverso il nutrimento dell’anima. Quanta parte della nostra esistenza trascorriamo a meditare? Credo che nessuno sia mai riuscito a quantificarne la durata, eppure, anche quando siamo assorti da altre attività, persino quando dormiamo, il nostro cervello elabora pensieri, senza pausa. La chiave di lettura di questo enigma è stata oggetto di analisi da parte di neuroscienziati, filosofi e altri studiosi. I neuroscienziati ritengono che che i processi mentali siano processi cerebrali. Platone affermava l’esistenza di un’anima non fisica. Cartesio asseriva che tutte le funzioni mentali, quali il pensiero, i sentimenti, le emozioni, i sogni, le decisioni, fossero opera dell’anima immateriale e non del cervello. Aristotele riteneva che i pensieri e gli stati emozionali fossero in realtà stati del corpo. Io mi sentivo avvolto in una bolla d’amore che mi aiutava ad affrontare le sofferenze psicologiche, fisiche e spirituali provocate dal trauma. E questa avveniva perchè la nostra essenza spirituale mette in funzione quelli che definisco i neuroni specchio, che sono retaggio dell’apprendimento e di quella forza interiore che non è collocata in alcun organo del nostro corpo e che ci consente di superare i momenti difficili, come quelli attuali. E’ un processo che si autoalimenta, perchè l’amore che riceviamo dai nostri cari, la comprensione e l’aiuto che ci vengono donati da altre persone, rappresentano il nutrimento dell’anima. Quella riserva che ci viene in soccorso nei momenti difficili della vita, senza la quale tutto il nostro organismo si fermerebbe, anche il cervello.
Loris Mauro
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