Perché la Didattica a Distanza non può essere una soluzione

dad allarme

Il 20 maggio 2020 il centro di ricerca DITES della Link Campus University, in collaborazione con il dipartimento di Economia Aziendale dell’Università Roma 3 e altre importanti organizzazioni, ha avviato una ricerca sulla didattica a distanza al tempo del covid, rivolgendosi a tutto il sistema educativo (1).

Tra i dati emersi ce ne sono diversi allarmanti. Il primo è la tendenza a trasferire online tutte le consuetudini didattiche adottate in aula, cosa quanto mai pericolosa ed inefficace in quanto gli ambienti di apprendimento on-line determinano dinamiche relazionali, comunicative e collaborative radicalmente diverse, e necessitano quindi di risorse, strategie e competenze nuove che i docenti perlopiù non possedevano. In secondo luogo non c’è stato il passaggio della scuola da “in presenza” a online, ma piuttosto il trasferimento della stessa nelle case: si è tentato di fare scuola a casa con tutte le relative distrazioni domestiche, e provocando di conseguenza la  modifica alla base del modo di fare didattica, creando carenze evidenti sulla programmazione e sull’aspetto contenutistico. 

Nonostante gli studenti nella ricerca si siano espressi positivamente su come la scuola abbia agito e guidato l’attivazione della DAD, ed abbiano riscontrato un carico di studio ed una fatica maggiore rispetto alla didattica in presenza, è però emerso anche che il rendimento degli stessi sia globalmente peggiorato, probabilmente per la promessa della promozione per tutti; ma ciò che si è maggiorente riscontrato è che fossero assenti anche se collegati e difficilmente richiamabili all’attenzione. Ci si chiede dunque se questa fatica da loro riscontrata fosse effettivamente per il carico di lavoro o piuttosto una fatica psicologica dovuta al contesto ed alla sensazione di imprigionamento senza potersi ribellare.  

Questo cambiamento improvviso ed inaspettato di “fare scuola” ha evidenziato in modo particolare  quanto la stessa sia fondamentale per le sue caratteristiche di socialità, di sfida, dell’inevitabile confronto come momento essenziale di misurazione fra coetanei. La condivisione è basilare per la crescita, dalla merenda alle matite, dal libro sul banco allo scambio degli appunti, la scuola è la massima espressione dello sperimentarsi come persone sia fra coetanei che attraverso il rapporto con gli adulti, presupponendo un contesto accogliente e stimolante.

La scuola non è solo semplice travaso di contenuti o parcheggio per i figli dei genitori lavoratori; non è solo istruzione ma è formazione nel senso più ampio del termine, è valorizzazione delle diversità ed inclusione al tempo stesso.

È un “luogo sociale” che non può mancare, dove incontrando l’altro si forma l’io e contemporaneamente il sé collettivo; sono infatti importantissimi tutti i cicli scolastici tradizionalmente intesi, tappe fondamentali per la socializzazione di ognuno che conducono alla consapevolezza della propria identità fisica, affettiva, psicologia e sociale. 

Tutti questi aspetti non sono solo inconciliabili con la dad, ma lo sono anche con le disposizioni del distanziamento inserite a settembre che bambini e ragazzi sono obbligati, loro malgrado, a rispettare. La ripresa della scuola con il distanziamento imposto, blocca e distrugge tutte le fondamentali funzioni che l’istituzione scolastica ha sempre avuto; sarebbe opportuno approfondire in che modo le carenze didattiche, metodologiche e di socialità rimarranno come segni indelebili nei  bambini ed adolescenti. Sembra che non si sia tenuto minimamente conto delle dinamiche psicologiche e di sviluppo: ci si chiede, ad esempio, come un bambino possa trattenersi dall’abbracciare un compagno o dall’avere un contatto fisico con la maestra senza che ciò possa avere in lui delle conseguenze psicologiche o fobie sociali future.

Una scuola che esclude tutta una serie di attività fondamentali come la musica, l’educazione motoria, il teatro, le visite guidate, ritenendole non necessarie, rischia di far perdere interesse per il mondo e per se stessi, causando un pericoloso calo di motivazione e disinvestimento totale sull’apprendimento e su progetti futuri. Al contrario bisognerebbe lavorare su ogni studente come progetto unico voluto dalla vita, partendo dalle primissime classi dell’infanzia, aiutandolo a sviluppare la propria identità in modo che ognuno riconosca ed alimenti gli interessi, le attitudini e le inclinazioni.

Cosa possiamo fare dunque noi genitori, professionisti, insegnanti? Intanto continuare sempre a trasmettere ai piccoli e ai ragazzi l’importanza della socialità e dell’incontro con l’altro, aspetti fondamentali per una crescita sana. Lo possiamo fare naturalmente dando un buon esempio, noi per primi, alimentando i rapporti il più possibile epurati dall’ansia preoccupata verso il proprio prossimo. E poi? Non isolandoci e rimanendo sempre in contatto con le persone, le istituzioni le organizzazioni formali e informali che si occupano e rafforzano gli aspetti succitati. Insieme, altre soluzioni emergeranno.


(1) Didattica a distanza al tempo del Covid-19. La ricerca: https://www.unilink.it/la-scuola-che-verra. Per info sulla ricerca: dites.progetti@unilink.it

Per ricevere aggiornamenti sul nostro blog:

Diffondi anche tu la conoscenza e il benessere!
Se hai trovato utile questo articolo, condividilo con i tuoi cari e chiedi loro di fare altrettanto.

Pubblicato da Claudia Marrosu

Psicologa Umanistica, specializzata in età evolutiva ed adolescenza. Sociologa Organizzativista

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: