Un recente studio italiano nato dalla collaborazione tra l’ambito medico e quello psicologico- psichiatrico del policlinico Gemelli di Roma e L’Università la Sapienza[1], ha evidenziato come in era Covid la perturbazione delle complesse connessioni tra Cuore e Cervello sia di fondamentale importanza, e che per questo occorre seriamente prenderci cura di noi stessi. Questa connessione infatti può determinare un alto rischio di favorire lo sviluppo di disturbI cardiovascolari (CVD) o incrementare disturbi già esistenti. In particolare l’articolo mette in evidenza l’interazione fisiologica tra sistema nervoso simpatico e parasimpatico, risposte cardiovascolari e stati mentali.
La maggior incidenza di angina pectoris, stroke e morti dovute a CVD è stata messa in relazione ai disturbi depressivi, all’abbassamento dell’autostima e a stress mentale. Gli stessi disturbi depressivi durante il periodo perimenopausale nelle donne potrebbero generare stress non soltanto dovuto alle fluttuazioni ormonali, ma anche ai cambiamenti psicologici indotti dall’invecchiamento, dal cambiamento del vissuto nell’ambito della sessualità, dalle differenze nella percezione dell’immagine corporea e dalla fine della fertilità. I ricercatori hanno riportato dati presenti in letteratura che attestano una forte correlazione tra presenza di ansia fobica e incidenza dell’infarto del miocardio (MI). Allo stesso modo l’associazione tra disturbi d’ansia e depressione può determinare un elevato rischio di malattie cardiovascolari. La base di questa interazione e il conseguente rischio di ischemia del miocardio risiede sia in fattori proinfiammatori autonomici dipendenti dai disturbi depressivi, sia dagli stili di vita scorretti che spesso si instaurano a seguito di condizioni ansioso-depressive, come l’eccesso di fumo o alcol, alimentazione ricca di carboidrati e zuccheri, la scarsa attività fisica. Il report procede identificando negli effetti della pandemia, insidiosi elementi scatenanti l’angoscia a seguito dell’esposizione a fattori di stress cronico, come la quarantena e l’isolamento sociale o la preoccupazione per la vita di una persona cara. La percezione di un lutto anticipatorio, frequente in situazioni di pericolo diffuso, potrebbe emergere dal disinvestimento affettivo rispetto ai legami o agli oggetti percepiti come danneggiati o in pericolo di essere danneggiati. Ci riferiamo ad amicizie, legami affettivi, ambienti sociali prima normalmente frequentati, consuetudini.
Il rischio di sviluppare sintomi da Stress Post-Traumatico (DPTS) in corso di pandemia è stato effettivamente rilevato in numerosi studi. Uno studio cinese riportato nello stesso report italiano, correla il DPTS dovuto alla situazione pandemica ad alterazioni negative della cognizione o dell’umore e a ipereccitazione.
Le persone con disturbi dell’umore e comorbilità cardiovascolari sono ovviamente più suscettibili di essere influenzate dal quadro pandemico, dalla paura delle malattie e dalle restrizioni delle libertà individuali. Oltre a ciò è stata evidenziata la correlazione tra gravità dei sintomi da Sars-Cov-2 e pregresse condizioni di sofferenza cardiovascolare. Senza contare che la limitazione di un sano e moderato movimento quotidiano insiste sull’aumento del rischio.
La risposta emotiva che verosimilmente si attiva in condizione di lockdown in un primo momento è caratterizzata da ansia, paura, panico e rabbia, mentre nel lungo periodo è prevedibile un incremento dei sintomi relativamente alle patologie sottostanti, già spesso attraversate da vissuti emozionali acuti di questo tipo.
È incoraggiante che uno studio di impronta tradizionalmente biomedica metta in luce la stretta relazione tra vissuti traumatici, depressione e disturbi cardiovascolari. Questa associazione incontra le teorie e gli studi che sono stati sviluppati in ambito psiconeuroimmunoendocrinologico ma ancor prima in ambito bioenergetico, per merito di psicologi clinici come Alexander Lowen e Wilhelm Reich; le cui teorie hanno trovato riscontro in formulazioni più recenti e fondate in chiave neurofisiologica ed evoluzionistica, come per esempio la Teoria Polivagale di Porges. Queste confluenze evidenziano come il cuore sia la sede che raccoglie e distribuisce la prima percezione delle emozioni, attraverso complessi fattori di regolazione e adattamento del ritmo sinusale, di regolazione della pressione arteriosa e della distribuzione degli ormoni nel torrente sanguigno. Pertanto, come l’osservazione psicologico-clinica evidenzia, non soltanto eventi macroscopici e profondamente destabilizzanti, come lo stress o la paura delle malattie e della morte sono in grado di influenzare il corretto funzionamento del cuore, bensì la capacità di gestire e controllare anche piccole ansie e fluttuazioni dell’umore in seno alla propria quotidianità, dovute ad avversità, conflitti, sovraccarico, overload information.
Immaginiamo ora come lo scenario attuale sia in grado di condizionare la fisiologia del cuore e la sua equilibrata connessione con il sistema nervoso e, seppur ciò non sia agevolmente misurabile, predisponga allo sviluppo di una perniciosa interazione tra fattori di disturbo cardiovascolari e stress mentale. Abbiamo la possibilità di contenere questo rischio? Certamente!
Innanzitutto i fattori preventivi sono importanti, soprattutto in previsione di ulteriori malaugurati lockdown, per cui è importantissimo controllare l’assunzione di cibo, mantenendo un’alimentazione sana e misurata. Allo stesso modo, diventa indispensabile, ognuno nel proprio nucleo di prossimità, non rinunciare a buone relazioni: d’amore, di amicizia, di incontro, di collaborazione, insistendo sul bisogno di non perdersi di vista. Allo stesso tempo è necessario condividere visioni del mondo e del futuro, continuare a progettare, insinuandosi negli spazi delle restrizioni, dove legalmente è permesso.
Il report dei ricercatori italiani mette in luce il modo in cui il rischio che lockdown e preoccupazioni per la salute incrementino l’esperienza di oppressione, quella sensazione che è peculiare sentire nel petto, che sperimentiamo come depressione del respiro e della mente. La clinica psicologica insegna che un cuore oppresso e una mente depressa sperimentano sensazioni di “congelamento emotivo”. La sfida e l’impegno che si richiedono alle persone in questo delicato periodo della nostra storia sociale devono essere indirizzati a mantenere un adeguato livello di calore umano, rifiutando l’isolamento quando e dove ciò rimanga possibile. Mentre scenari che non riescano a contenere il rischio di congelamento del cuore e delle emozioni sono ancora inimmaginabili, ma aprirebbero ad un senso diffuso di disperazione e abbandono della fiducia nella vita. In qualità di psicologi vogliamo affermare questo imperativo: non soggiacere, non rinunciare, accendere piccoli fuochi che scaldino l’animo e le relazioni. Non smettere di amare anche se tanti se ne sono andati.
[1] Mazza M, Marano G, Antonazzo B, Cavarretta E, Di Nicola M, Janiri L, Sani G, Frati G, Romagnoli E. What about heart and mind in the covid-19 era? Minerva Cardioangiol. 2020 May 12. doi: 10.23736/S0026-4725.20.05309-8. Epub ahead of print. PMID: 32397693.
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Sono rimasto molto colpito dal contenuto di questo articolo, sia perchè conosco bene le dinamiche della mente, sia per quanto è avvenuto nella scorsa primavera. Il mio amato fratello, cardiopatico, si è molto
stressato a causa dei continui ed ossessivi bollettini di decessi, diffusi dagli organi di informazione e dalle autorità governative. L’ansia, che ne è derivata, gli ha procurato una forte anemia, che ha determinato il ricovero nell’ospedale della città in cui viveva. E mentre era degente, ha contratto il Covid 19 ed è morto. Non ho più potuto vederlo, nè assistere al suo funerale, perchè vivo in una altra città. Funerale che, peraltro, non si è tenuto. Il dolore è stato grande, e sono riuscito a compensarlo con la Fede e con la consapevolezza che, i nostri defunti, sopravvivono nei nostri ricordi. E questa vicenda mi ha insegnato molto : dobbiamo continuare a condurre una esistenza normale, aiutare chi soffre, diffondere speranza e amare la vita.
Loris Mauro
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Una testimonianza importante, generosa e toccante. Grazie Loris di cuore.
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Caro Loris, avevo scritto un commento precedente, ma forse digitando male non l’ho spedito. cercherò di non essere retorico, qualora avesse già ricevuto il mio commento. La ringrazio innanzitutto per la testimonianza. Mi dispiace molto per la sua dolorosa vicenda. Credo che l’incoraggiamento che possiamo dare, come professionisti e come uomini, debba toccare il cuore, esattamente come lei ha fatto. Spero che quanto facciamo crei risonanza, e forse la sua risposta me lo conferma. Grazie ancora per le sue parole e il suo coraggio. Un caro saluto.
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